Last Updated on 2 Gennaio 2025 by automiamo.com
Introduzione
Il forex è il mercato più grande al mondo, dove girano più soldi in assoluto

Perchè il Forex è il mercato più liquido? Perchè lo usiamo tutti, tutti i giorni, durante i nostri viaggi scambiando euro con dollari, oppure comprando azioni americane quotate in dollari, con il nostro conto in euro, e molto altro ancora.
Un’altra caratteristica importante del Forex è quella di essere un mercato OTC, over the counter, tra privati, non regolamentato, dove i prezzi non sono definiti e uguali per tutti.
Insomma, il Forex non è un mercato centralizzato con regole precise, come avviene nel mercato delle stocks a New York, per esempio.
Bisogna quindi fare molta attenzione, perchè la controparte per fare trading in questo mercato è una società privata, il broker.
Il trading sul forex non è accessibile a tutti, perchè 1 lotto su cambio EUR/USD movimenta 100,000 euro, non certo alla portata di piccoli trader.
Soltanto con l’utilizzo della leva finanziaria, il trading sul Forex è accessibile a tutti, con pro e contro che non sono oggetto di approfondimento in questo post.
Il forex e i dati macro-economici
Il mercato dei cambi valutari è condizionato da fattori macro-economici: inflazione, tassi di interesse, occupazione, debito.
Inflazione in aumento, minore potere di acquisto. La valuta locale si indebolisce.
Le banche centrali impongono la politica monetaria e decidono sui tassi di interesse, aumentandoli per ridurre il livello di inflazione.
Sull’inflazione (cpi), la banca centrale americana, per tarare la propria politica monetaria sui tassi di interesse, è particolarmente concentrata sulla componente dell’inflazione core (cibo ed energia esclusi) dei servizi al netto della componente shelter (alloggi, i cui prezzi tendenzialmente sono più lenti a scendere). L’ andamento dei prezzi sui trasporti, per esempio, è una delle componente core-servizi maggiormente monitorata dalla FED.
Un rendimento maggiore, quindi un tasso di interesse in aumento, attrae capitali esteri. La domanda della valuta locale aumenta e si rafforza.
Il presente probabilmente è stato già scontato dal mercato. Importante è monitorare le aspettative future sui tassi di interesse, rispetto ai dati attuali. Su Tradingview è possibile visualizzare l’andamento del tasso di interesse attuale (grafico USINTR nel caso degli Stati Uniti), rispetto alle aspettative future che i mercati stanno scontando entro fine anno 2023 (grafico 100 – ZQZ2023).
La valuta locale può deprezzarsi bruscamente se la banca centrale non conferma le attese degli analisti. Questo scenario ha colpito, per esempio, la sterlina inglese, quando la banca centrale d’Inghilterra ha lasciato invariati i tassi nell’Ottobre 2021.
Un regime di inasprimento monetario, e aumento dei tassi di interesse, può favorire l’impennata degli spread nei paesi dell’ eurozona. In particolare, lo spread BTP-BUND, calcolato come differenza dei rendimenti delle obbligazioni decennali tra Italia e Germania. Un eccesso dello spread può indurre la banca centrale a interrompere la politica di inasprimento. Il tasso di interesse può essere calmierato, favorendo l’indebolimento dell’euro.
Un aumento del tasso di interesse è più probabile, per “raffreddare” l’economia e la conseguente inflazione, se l’occupazione è più alta del previsto. La valuta locale si rafforza.
Il paese diventa meno attraente agli investitori esteri se aumenta il debito pubblico. La valuta locale si indebolisce.
L’ aumento dei tassi di interesse mette pressione sul debito. Soprattutto nei paesi più deboli, nel timore di possibili insolvenze, causando un sell-off sull’obbligazionario italiano, per esempio.
Se il livello del debito è alto rispetto al prodotto interno lordo, la banca centrale potrebbe quindi mantenere i tassi bassi. La domanda della valuta scende. Inoltre, potrebbe continuare l’acquisto di bond governativi per evitare crolli azionari ed insolvenze.
Il dollaro
I paesi tendono a mantenere la propria valuta debole per favorire l’export.
I mercati emergenti soffrono se il dollaro si rafforza perchè hanno debiti in dollari. Hanno bisogno di più valuta locale per pagare gli interessi sul debito.
Le materie prime sono acquistate in dollari. In caso di rafforzamento del dollaro le aziende estere potrebbero rivedere al ribasso i margini di guadagno.
Un dollaro forte inoltre ostacola l’export degli Stati Uniti. I prodotti americani diventano meno attraenti per i paesi esteri e le aziende americane produttrici possono andare in sofferenza di utili.
I paesi esteri tendono a comprare meno debito USA, perchè le obbligazioni americane (treasury) diventano meno attraenti con un dollaro più forte.
I paesi esteri solitamente tendono a vendere una quota dei treasury in dotazione per rafforzare la propria valuta locale.
Un esempio è il Giappone a piazzarsi insieme alla Cina tra i primi creditori esteri di debito USA. Il Giappone in particolare detiene oltre 1000 miliardi di dollari in debito USA che in piccola parte ha rivenduto per stimolare il rafforzamento dello Yen giapponese, in caduta libera da inizio 2021 nei confronti del dollaro americano.
Potrebbero esserci le condizioni di un eventuale intervento della banca centrale americana (FED), in caso di crisi di liquidità nel comparto obbligazionario statunitense.
La FED quindi in ultima istanza comprerà obbligazioni USA tramite politiche di quantitative easing (QE) per alimentare l’economia interna.
Un dollaro americano in indebolimento, invece, tende ad attrarre gli investitori istituzionali esteri a comprare più debito USA.
Con un dollaro debole, inoltre, l’export degli Stati Uniti viene favorito e aumenta la massa monetaria dai paesi esteri che fluisce nel comparto obbligazionario statunitense, al fine di alimentare gli investimenti e la crescita interna del paese.
Il dollaro tende quindi a svalutarsi se il credito viene sostenuto con tassi di interesse bassi e una offerta di moneta circolante in aumento.
La continua ricerca di equilibrio nel forex
In sintesi, è importante assicurare un certo equilibrio nelle valute, per mantenere un costante benessere e crescita economica.
La continua ricerca di questo equilibrio sui cambi valutari si riflette in un forex storicamente piuttosto ciclico.
Il rischio cambio nel lungo periodo è molto meno influente per via della ciclicità del forex.
Non una sola banca centrale, ma più banche centrali possono intervenire in modo coordinato e straordinario sul mercato dei cambi per contrastare il persistente apprezzamento del dollaro americano. Un esempio è l’accordo del Plaza del 1985 dopo la crisi di stagflazione degli anni 70 che aveva portato il dollaro a rafforzarsi e su cui la FED intervenne con un rialzo altrettanto sostenuto dei tassi di interesse.
Come un ciclo che si ripete, all’indebolimento pianificato del dollaro seguì l’apprezzamento di altre valute locali come lo yen giapponese, successive politiche accomodanti ed espansive che causarono la bolla speculativa giapponese di fine anni 80 e il successivo decennio deflazionistico.
Il forex è complesso e nel mio sito cerco di monitorarlo con continui aggiornamenti, in modo automatico.
Giancarlo Pagliaroli
trend ribassista dell’euro accompagnato anche dalle prospettive di riduzione che si stanno concretizzando sui tassi di interesse imposti dalla BCE. Devo aggiungere in futuro dei sistemi di monitoraggio sui futures per le prospettive sui tassi di interesse su cui ho fatto un cenno in questo post
In questi giorni di flash crash dei mercati si parla di carry trade sullo yen giapponese, una sorta di arbitraggio che prevede di prendere in prestito una valuta a tassi bassi (yen) reinvestendo su valute, bond e azioni in altri paesi che offrono rendimenti maggiori. Il “gioco” funziona finquando i tassi imposti dalla banca centrale giapponese (BoJ) rimangono molto bassi e lo yen continua a svalutarsi. Se la BoJ dovesse alzare concretamente i tassi allora non ci sarebbe più guadagno dal carry trade che rappresenta una fetta importante degli investimenti nei mercati occidentali. Inoltre se lo yen dovesse rafforzarsi, i grandi investitori da carry trade saranno costretti a ripagare il debito in yen pagando di più con la propria valuta (rischio cambio).
Bank of Japan (BoJ) ha mantenuto stabile il costo del denaro a -0.1% (nonostante il tasso di inflazione core al 3.6% sopra il livello di guardia del 2% da mesi, ma ha ampliato la banda di controllo sull’oscillazione del bond governativo a 10 anni dallo 0.25% allo 0.50%. Questo potrebbe favorire un graduale aumento del tasso di interesse di lungo termine e far rientrare i capitali dall’estero (finora il Giappone è stato uno dei più grandi esportatori di capitali, principale compratore di bond statunitensi in dollari). Questo primo cenno di possibile inversione della politica monetaria accomodante giapponese si è tradotto in un apprezzamento giornaliero dello yen giapponese di oltre il 3% nei confronti del dollaro. Attendere il nuovo mandato del governatore della BoJ previsto nel 2023 per avere le idee più chiare sulla possibile inversione rialzista dello yen nel medio-lungo termine.